NON POSSIAMO (PER ORA) METTERE BATTIATO IN UN MUSEO

 

  

 

 

 

Huffington Post - 28 settembre 2020

 

Franco Battiato purtroppo sta poco bene (l’ha confermato l’anno scorso al Corriere della Sera il manager Francesco Cattini) e alcuni ammiratori del musicista auspicano la trasformazione in museo della sua villa sulle pendici dell’Etna. Anche io sono convinto dell’impronta lasciata da Battiato nella musica leggera italiana, ma toccherà alla storia verificare la nostra opinione di contemporanei.
In attesa che la cronaca diventi storia, cosa fare? Trasformare in musei le case di tutti i cantanti di successo, fino a quando il tempo emetterà il verdetto sui meritevoli di lunga memoria? Le risorse economiche che la nostra società destina alla cultura sono limitate: come impiegarle? Meglio aprire altri musei o aumentare il numero di borse di studio per i musicisti giovani? Meglio imbalsamare il presente o sostenere gli artisti di domani?

Nel saggio “Sull’utilità e il danno della storia per la vita”, Friedrich Nietzsche mette in guardia sui pericoli, per una civiltà, dell’eccessivo culto della storia: può diventare una zavorra che toglie vitalità al presente e tarpa le ali all’avvenire.

Scrive il filosofo tedesco:«Da questo eccesso viene istillata la credenza sempre dannosa nella vecchiaia dell’umanità, la credenza di essere frutti tardivi ed epigoni; per questo eccesso un’epoca cade nel pericoloso stato d’animo dell’ironia su se stessa, e da esso in quello ancora più pericoloso del cinismo: ma in tale stato d’animo un’epoca va sempre più maturando verso una prassi furba ed egoistica, da cui le forze vitali vengono paralizzate e infine distrutte».
Oggi letteratura e cinema sembrano condannati dall’industria culturale all’eterno ritorno dell’uguale, i teatri d’opera e di prosa sono musei del tempo che fu: forse nutriamo troppo amore per la storia.
Dei filosofi presocratici conserviamo pochi frammenti, non abbiamo grandi certezze sull’identità personale di Omero o di William Shakespeare… il passato è giunto a noi lacunosamente. Non è malsana la pretesa contemporanea di sapere tutto, archiviare tutto, tramandare tutto? Non è il sintomo di una civiltà infiacchita, incerta, impaurita?
Lasciamo alla storia il verdetto sul valore di Franco Battiato, il nostro mestiere – auspica Friedrich Nietzsche, scrive Mogol, canta Lucio Battisti – è vivere la vita.

 

 

 

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