AL FESTIVAL DELLA MUSICA LEGGEREZZA MANCA LA LEGGEREZZA

 

 

 

 

 

Huffington Post - 4 febbraio 2022

 

Sanremo è il festival della nostra musica leggera, eppure negli ultimi anni al Teatro Ariston la vera leggerezza spesso latita. La leggerezza è una cosa seria: pensiamo al paroliere Mario Panzeri, autore nel 1951 della romantica Grazie dei fiori - canzone vincitrice della prima edizione del festival - ma autore anche della leggerissima Papaveri e papere dell′anno successivo. Parabola birichina con allusioni politiche, Papaveri e papere gioca con le parole virtuosisticamente: «La papera al papero disse / “Papà, pappare i papaveri come si fa?” / “Non puoi tu pappare i papaveri” disse papà». Con voce furbetta Nilla Pizzi interpreta la canzone deliziosamente.
Erede di Mario Panzeri (sue le canzoni Maramao perché sei morto?, Casetta in Canadà, Fin che la barca va) può essere considerato Pasquale Panella, geniale funambolo della parola cantata che a Panzeri rese omaggio in Vivere vivere di Amedeo Minghi: «Alti i papaveri e piccola tu / Edere e piovere e il pianto vien giù / La casetta che un pinco pallino un bel giorno incendiò». Al festival del 1990 Panella propose con Minghi (e Mietta) un capolavoro di autentica leggerezza, Vattene amore, la famigerata canzone del trottolino amoroso.
Nelle canzoni spensierate degli ultimi Sanremo la vera leggerezza spesso latita perché i loro autori non aderiscono al discorso, ma si tengono a distanza per paura di essere considerati frivoli: vogliono a tutti i costi passare per intelligenti, laddove Panzeri e Panella intelligentemente se ne infischiano e si abbandonano alle loro brillanti idiozie.
Tornando al Sanremo di quest′anno, indubbiamente Dove si balla di Dargen D′Amico è un pezzo musicalmente divertente, ma il testo affastella parole senza criterio depotenziando il senso dell′operazione: «Mi piace la musica dance / Che pure un alieno la impara / E mi piace mi piace mi piace / Che non mi sento più giù». Dargen D′Amico confonde la leggerezza con il cazzeggio. Anche il duo La Rappresentante di Lista presenta un pezzo allegro e fischiettabile, ma come canzone apocalittica Ciao ciao risulta poco plausibile perché la musica e le parole sembrano dire cose diverse. Come canzone apocalittica funzionava certamente meglio Ciao di Lucio Dalla, che aveva una ritmica allucinata e l′ironia glaciale di chi del mondo ha visto troppo e scruta l′orizzonte con apprensione. Finanche la demenziale La fine del mondo di Gigi Sabani (Sanremo 1989) era più organica.
Stasera gli artisti in gara si misurano con le cover, buona occasione per riascoltare venticinque vecchie canzoni e per scoprire se sono ancora all′altezza della loro fama.

 

 

 

articoli

 

prima pagina