ALTRO CHE RAP E TRAP.

FRANCO CALIFANO E' IL VERO UOMO DELLA STRADA

 

 

 

 

 

Huffington Post - 17 luglio 2021

 

Nella canzone italiana trionfa la mitologia della strada: rapper e trapper idolatrano la strada come fonte di ispirazione e come maestra di vita. Personalmente preferisco il fresco delle biblioteche, soprattutto quando le strade sono troppo trafficate, ma effettivamente la strada può essere un ottimo punto di osservazione della realtà. Nel mio cuore battono i versi di Franco Califano: «Io, che andavo per le strade di quartiere / Io, con un penale tutto da pulire / Io, che non la davo vinta neanche morto / Io, che mi hanno sempre tolto il passaporto».
In realtà Califano il passaporto per entrare nel salotto buono della musica leggera non l’ottenne mai. Poeta da strada e da postribolo, nei suoi ultimi anni per sbarcare il lunario fu costretto a esibirsi come saltimbanco televisivo, si piegò a recitare la parte del Califfo, professore di sesso per le nuove generazioni.
Oggi, con i suoi monologhi comici, il cantautore romano verrebbe ridotto addirittura al silenzio. Certi suoi beffardi recitativi pop, antesignani del rap e del trap, costituiscono una sagra del politicamente scorretto. Si pensi ad Avventura con un travestito, racconto triviale e sapienziale di una serata finita male: «Tu vedi er sole e trovi la tempesta / A vorte è lunedì e te sembra festa / La vita è un dubbio tutto da scoprire / Quelli sò maschi oppure sò signore? / Chi vò la verità deve toccare».
Califano sapeva trasformare in arte le disavventure, ma non riuscì a capitalizzarle a livello mediatico. Maledetto per destino e non per astuzia pubblicitaria, dalle sue vicende giudiziarie trasse vibranti versi garantisti: «Un paio di manette e sei marchiato a vita / Ed il colpevolista ha vinto un’altra partita / Ti assolvono in quel caso non si fa una piega / Il giornalismo insegna quando serve non spiega / Uno dice a un altro che ha sentito dire / Da un Tizio al quale Caio avrebbe fatto capire…”.
Il meglio di Califano sta nelle canzoni romantiche e in quelle esistenzialiste. Rudezza e dolcezza, cinismo e ingenuità vi risultano accortamente mal dosati per produrre shock emozionali che fanno centro. Califano sussurra confidenzialmente i suoi intimi malesseri, abbaia versi ruvidi e impertinenti, infine ci colpisce alle spalle facendo filtrare da un cantuccio recondito della sua anima un genuino anelito di purezza.
Franco Califano non è un ideologo, la sua anarchia confina con la strafottenza: la libertà a cui inneggia è una libertà naïf, da uomo della strada. Ma risulta credibile perché libertà e strada per lui non sono parole di maniera, non sono vuoti slogan.

 

 

 

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