ECCE NANNI

  

 

 

 

 

Huffington Post - 31 ottobre 2020

 

Per molti Nanni Moretti è un grande regista internazionale e un punto di riferimento intellettuale, per altri è un autarchico arrabbiato trasformatosi troppo presto in un profeta di regime. Indubbiamente è uno degli autori italiani contemporanei con cui bisogna fare i conti.
I primi film di Moretti (Io sono un autarchico, Ecce bombo, Sogni d’oro) mantengono inalterato il loro fascino. Erano poveri, sporchi, narrativamente sgangherati, ma fotografavano incisivamente la Roma borghese di cui il regista era un figlio ribelle. La maschera morettiana funzionava: un giovane di sinistra insoddisfatto, isterico, saccente, insolente, polemico con tutto e con tutti, compiaciuto di se stesso ma spietatamente autoironico.
Poco prima della chiusura delle sale cinematografiche causa pandemia, ha circuitato la versione restaurata di Caro diario, film tra i più rappresentativi della carriera morettiana, realizzato nel 1993. Si tratta di un divertente autodocumentario sul narcisismo del regista, girato con leggerezza e con una efficace economia espressiva.
Caro diario è un’opera emblematica della cosiddetta autofiction, una delle vie maestre dell’estetica contemporanea: cercare l’universale nell’infimo particolare, studiare con il microscopio il proprio ombelico sperando di scorgervi tracce di senso. Può irritare, può risultare autoreferenziale, ma nessuno come Nanni Moretti sa catalizzare l’attenzione dello spettatore parlando dei propri gusti cinematografici o del quartiere che gli piace di più. E documentando il se stesso «splendido quarantenne», qualcosa della Roma dell’epoca sulla pellicola resta appiccicato.
Nei film successivi, via via, la giovanile autoironia ha ceduto il passo alla pedanteria, al doppiopetto autoriale, all’imborghesimento stilistico. Nanni Moretti è passato dalla scioltezza e dalla spontaneità - felicemente Nouvelle Vague - di Ecce bombo, alla legnosità del recente Mia madre. Ha finito per prendere troppo sul serio se stesso, i propri malumori, l’antiberlusconismo, il ruolo di guru. Le sue ultime opere somigliano ai film italiani che in Caro diario, giustamente, sbeffeggiava. Un vero peccato.
Speriamo che Tre piani, in uscita nel 2021, tratto dall’omonimo romanzo dell’israeliano Eshkol Nevo, scriva una pagina nuova.

 

 

 

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