IL FESTIVAL DI SANREMO HA PRESO LA FUNZIONE DIGRESSIVA DEL CARNEVALE

 

 

 

 

 

Huffington Post - 7 marzo 2021

 

Da quando il carnevale ha perso la sua funzione sociale digressiva, il Festival di Sanremo sembra averne preso il posto. Come il carnevale, il festival rappresenta un momento di sospensione della realtà, una bolla in cui poter giocare un ruolo diverso da quello consueto. Sanremo non è lo specchio del presente, è un sogno collettivo. E nei sogni la realtà non viene rimossa, ma compare trasfigurata e leggibile per segni, per enigmi.

Per quanto riguarda l’edizione di quest’anno, l’errore della direzione artistica è stato di contraddire l’autentico spirito del festival, di manometterne il format con il miraggio di specchiare il presente. Una scelta di omologazione culturale: Sanremo non ha mai voluto essere la vetrina della musica leggera italiana del momento, ma una macchina onirica, una fiction artificiosa e a modo suo anticonformista nel proporre canzoni fuori dal tempo e contro la storia.
In questi anni tra i giovani va di moda la riscoperta dell’acqua calda, così ieri sera hanno trionfato i Màneskin con Zitti e buoni, simpatica recita scolastica contro i loro professori. Orietta Berti, vincitrice morale del festival, è arrivata nona.
Alle due di notte il momento più sanremese della serata: Riccardo Fogli, araldo dell’ortodossia festivaliera, ha cantato il suo capolavoro Storie di tutti i giorni. Vincitrice dell’edizione 1982, firmata da Fogli con il compositore Maurizio Fabrizio e con il paroliere Guido Morra, la canzone emoziona con il suo lirismo crudo, con il suo esistenzialismo plebeo: «Storie di tutti i giorni, / vecchi discorsi sempre da fare, / storie ferme sulle panchine / in attesa di un lieto fine; / storie di noi brava gente / che fa fatica, s’innamora con niente, / vita di sempre, ma in mente grandi idee». La chitarra elettrica medica e strazia, la voce dolce e spaesata di Riccardo Fogli si arrende alla vita che gli sfugge di mano.
Purtroppo il festival è finito e ci tocca tornare alle nostre storie di tutti i giorni.

    

 

  

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