IL LIBRO "CUORE" E IL BUONISMO D'ALTRI TEMPI,

CHE SA DI PANE FATTO IN CASA 

 

 

 

 

 

Huffington Post - 24 dicembre 2021

 

In questi giorni natalizi siamo tutti più buoni, dunque ho riletto il romanzo edificante per eccellenza. Pubblicato dalla casa editrice Treves nel 1886, negli anni della mia infanzia Cuore di Edmondo De Amicis era una lettura inevitabile e io lo lessi più volte con vero piacere. Devo proprio al libro Cuore la scoperta del piacere della lettura, nonché forse una certa attenzione alla dimensione morale dei fatti artistici e dei fatti della vita.
In questi giorni natalizi ho riletto Cuore con vero piacere perché la sua originale struttura miscellanea funziona: l’idea del diario scritto da un ragazzino, i vivaci ritratti dei compagni di scuola (Franti, Garrone, Derossi), gli scorci di vita familiare, i racconti mensili strappalacrime (il mio preferito era e resta Il piccolo scrivano fiorentino). L’aspetto del romanzo che da bambino ovviamente non colsi è il fanatismo risorgimentale di Edmondo De Amicis: la dimensione cattolica della Torino ottocentesca è praticamente assente. E definire tirannia il regno dei Borboni, suona eccessivo persino alle mie orecchie di siciliano filorisorgimentale.
Il buonismo sovente patetico del libro gli conferisce un gusto démodé accattivante. Si tratta di un buonismo diverso da quello oggi dilagante: sa di pane fatto in casa, non di ipocrisia politica, sociale, culturale. Il buonismo odierno si configura come l’altra faccia del cattivismo: il cinismo compiaciuto o il partito preso dell’antagonismo rispetto al cosiddetto sistema, risultano spesso altrettanto conformisti e inautentici del buonismo. L’idea che il male sia un tema artistico più interessante del bene è soltanto un luogo comune. Del resto il brillante Elogio di Franti di Umberto Eco nacque come un falso saggio, come uno scherzo intellettuale che tanti invece presero sul serio.
In questi giorni natalizi ho rivisto con vero piacere anche la miniserie televisiva che nel 1984 Luigi Comencini liberamente trasse dal romanzo di Edmondo De Amicis. Comencini ci mostra anche il futuro dei personaggi, immaginandoli cresciuti alle prese con la Prima guerra mondiale. Una scelta narrativa che rende più problematici i personaggi, ma che in qualche modo ne attenua la poesia (la poesia della fanciullezza sta nella sua pura virtualità futura).
Luigi Comencini, come sempre, è a suo agio nel dirigere i ragazzini e tra gli attori della miniserie Cuore spicca suo nipote Carlo Calenda, oggi leader politico del partito Azione. Con il suo piglio altero, con la sua aria furbetta, Calenda è un impeccabile Enrico Bottini. Di tutti i parenti d’arte del cinema italiano Carlo Calenda è certamente il più dotato: se il progetto del grande centro non dovesse avere successo, caldeggio un suo ritorno all’arte recitativa.

 

 

 

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