IL RITORNO DEGLI ABBA 

 

 

 

 

 

Huffington Post - 11 settembre 2021

 

Gli Abba, dopo quarant’anni di silenzio discografico, tornano insieme per proporre due canzoni inedite che anticipano la pubblicazione di un nuovo album. I ricongiungimenti artistici, più che agli ammiratori, servono ai membri dei gruppi musicali per tracciare un bilancio della loro giovanile attività, o forse sono tentativi di ingannare la vecchiaia. Le canzoni Don’t Shut Me Down e I Still Have Faith In You sembrano giungere dal passato, ma con l’aria che tira oggi nella musica leggera non è un male.
Negli anni settanta gli Abba furono i campioni di un pop paradigmatico, con una certa pulizia anche negli scivolamenti più ammiccanti. The Winner Takes It All splende di malinconia fatalista: gli dèi noncuranti tirano i dadi e c’è qualcuno quaggiù che perde tutto.
Le canzoni degli Abba hanno una fluidità melodica che ricorda la migliore tradizione italiana. Alcuni mesi fa, sul Corriere della Sera, nel divertente articolo I Ricchi e Poveri, l’esilio di Marina e i confronti con gli Abba, il critico televisivo Aldo Grasso ironizzò sulla loro pretesa di essere il corrispettivo nostrano del gruppo svedese. Una pretesa che onestamente non appare infondata.
Le canzoni dei Ricchi e Poveri, pur essendo italianissime, hanno un respiro internazionale. Chi sminuisce il loro successo nei paesi dell’est tradisce una punta di razzismo culturale: piacere ai cittadini della patria di Anton Čechov e di Fëdor Dostoevskij è meno rilevante dell’essere apprezzati dagli abitanti di Manchester?
Lo stile canoro dei Ricchi e Poveri è modernamente impersonale: se Agnetha Fältskog interpreta The Winner Takes It All con convincente costernazione, il gruppo italiano canta Sarà perché ti amo con studiata neutralità. Il canto a scatti di Angela Brambati, le tinte pastello di Angelo Sotgiu, le pennellate sornione di Franco Gatti valorizzano le linee melodiche quasi senza interferire con esse. Piccolo amore ipnotizza come un pezzo dei Kraftwerk. Perfino la patetica Come vorrei («In questo inverno c’è qualcosa che non va / Non è Natale da una volta nella vita / Eppure è stato solamente un anno fa / Speriamo che non sia finita») viene interpretata dai Ricchi e Poveri per sottrazione, diventando un delicato sogno velato di malinconia.
Quello dei Ricchi e Poveri è un pop non troppo ambizioso che però sprigiona un’allegria contagiosa: le loro canzoni migliori sono bicchieri d’acqua freschissima in un afoso pomeriggio d’estate.

 

 

 

articoli

 

prima pagina