IL TEATRO DI ALBA DE CESPEDES
Ridotto - Settembre / Dicembre 2024
Alba de Céspedes, nata a Roma l’11 marzo 1911 e morta a Parigi il 14 novembre 1997, per tutta la vita corteggiò il teatro. Affermata romanziera e direttrice della rivista Mercurio, la de Céspedes considerava il linguaggio drammaturgico il mezzo migliore per parlare al pubblico, ma con il sistema teatrale dell’epoca ebbe un rapporto contrastato.
Daniela Cavallaro, docente di letteratura italiana alla neozelandese University of Ackland, ha dedicato diversi studi alle donne che hanno scritto per la scena: Bulzoni Editore ha pubblicato il suo volume Il teatro di Alba de Céspedes. Testi e materiali d’archivio, nella collana La fenice dei teatri diretta da Carmelo Alberti e da Maricla Boggio. Si tratta di un volume di oltre 500 pagine che propone uno studio rigoroso e di piacevole lettura in cui si ricostruisce l’attività teatrale della de Céspedes, seguito da molte pagine inedite. Alcune sorprendenti.
Raccontando gli intensi scambi di Alba de Céspedes con diversi protagonisti del teatro del Novecento, di quel secolo viene fuori un ritratto vivacissimo. Per esempio ho trovato emblematico lo scrupolo del grande critico Silvio d’Amico in una lettera alla drammaturga: nel 1950 lei gli chiede un parere sulla commedia Gli affetti di famiglia (firmata in collaborazione con Agostino degli Espinosa), e d’Amico fa precedere i suoi suggerimenti da un riassunto della trama dell’opera «perché Lei possa dirmi se l’ho capita, oppure l’ho fraintesa».
Alba de Céspedes aveva ben chiara la specificità dei diversi linguaggi artistici, come testimonia quanto scrisse nel programma di sala di Quaderno proibito, versione scenica di un suo romanzo di successo che debuttò al Teatro Eliseo di Roma il 16 dicembre 1961, con la regia di Mario Ferrero. Alba cura personalmente l’adattamento perché i riduttori tendono a una eccessiva fedeltà all’opera originale, mentre l’autore «è l’unico che abbia il diritto di dare alla propria opera un’altra dimensione mediante un’espressione nuova». Mi piace ricordare che la de Céspedes fu anche sceneggiatrice per Le amiche di Michelangelo Antonioni, adattando per il grande schermo - con il maestro ferrarese e con Suso Cecchi d’Amico - il romanzo Tra donne sole di Cesare Pavese.
Il terzo capitolo del saggio di Daniela Cavallaro racconta il rapporto conflittuale che Alba ebbe con Raf Vallone, regista e attore protagonista dell’adattamento del romanzo La bambolona. Un’esperienza che le lascerà l’amaro in bocca.
La chicca del volume è rappresentata dall’Appendice V, che propone quattro brevi testi inediti - colti e leggeri - scritti per delle recite domestiche che avevano luogo soprattutto per i festeggiamenti di fine anno. Si tratta di testi (Il Concilio degli Dei, Cuore, Barbanera, Italia letteraria) dal raffinato gusto umoristico, che credo sarebbero piaciuti a Paolo Poli o a Luigi Lunari: quattro monellerie culturali che meriterebbero di andare in scena, per avvicinare la figura di Alba de Céspedes al pubblico odierno.
Tra i quattro testi brillanti pubblicati nel volume, spicca la parodia in versi del romanzo Cuore di Edmondo De Amicis, con protagonisti alcuni scolari di chiara fama: Baldini, Moravia, Palazzeschi, Praz, Savinio e Vittorini.
La parodia inizia con una lettera a Enrico, il protagonista del romanzo, scritta da suo padre, il quale si compiace del proposito di diventare scrittore: «I tuoi colleghi ti daranno esempi di bontà, di generosità, di amicizia. Tra quegli animi eletti non alligna la maldicenza, né alberga l’invidia». Poi, siccome il maestro ha assegnato ai sei scolari il tema “Gino piange, perché?”, ciascuno di loro lo svolge secondo il proprio stile letterario.