LUCIANO BERIO E IL CAMION DEI RIFIUTI:

IL COVID PORTERA' VIA IL NOVECENTO

 

 

 

 

 

Huffington Post - 20 marzo 2021

 

Lunedì scorso, verso l’una di notte, mi rigiravo nel letto senza riuscire a prendere sonno. A un certo momento cominciai a sentire inquietanti rumori, ma non riuscivo a capire che cosa fossero. Quei suoni provenivano dalla strada. Ascoltando più attentamente, ipotizzai che qualcuno stesse ascoltando a tutto volume Laborintus II del grande Luciano Berio o i fascinosi Sei quartetti brevi di Salvatore Sciarrino, anche se mi sembrava strano con le attuali limitazioni alla circolazione notturna. E poi la musica classica sperimentale i giovani odierni la ascoltano poco e sicuramente non dallo stereo della macchina. Mi alzai. Aprendo la finestra della cucina sciolsi l’enigma: era all’opera il rumoroso camion della nettezza urbana per svuotare i cassonetti. Me ne tornai sotto le coperte.
Indubbio merito della musica novecentesca d’avanguardia (quella dodecafonica, quella seriale, quella elettronica) è di avere allargato il nostro orizzonte sonoro. Musica seria, rigorosa, sganciata dalla logica commerciale e nemica del facile ascolto. Musica come interrogazione, come scommessa, come invito al viaggio verso territori inesplorati. Tuttavia appare oggi lecito domandarsi se tale modo di intendere la musica non abbia esaurito la sua spinta propulsiva.
Lunedì scorso, mentre tra veglia e sonno mi rivoltavo in siffatti pensieri, ebbi un sussulto: forse il camion della nettezza urbana si stava portando via anche i resti del caro vecchio novecento. A livello sociale ed economico il 2020 è stato un anno di svolta: quando il coronavirus verrà finalmente debellato, anche a livello culturale e artistico le cose non potranno più essere come prima. Molte idee verranno rimesse in discussione, alcune certezze si sgretoleranno, certe rendite di posizione non saranno più fruttifere, vecchi idoli sbiadiranno, altri artisti emergeranno e guadagneranno centralità.
Ecco gli strascichi novecenteschi che sentii precipitare verso l’oblio: le tediose rimasticature postmoderne, il teatro di ricerca del già trovato, certa poesia spe-ri/mentale, l’arte contemporanea di se stessa, il cinema dei presunti autori, il complesso di superiorità estetica della sinistra, i ricatti morali delle opere impegnate, il politicamente corretto, il politicamente scorretto…
Alle tre di notte, pieno di rinnovate speranze, salutai il novecento e mi addormentai.

 

 

 

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