ORIETTA BERTI OMAGGIA SERGIO ENDRIGO, UN GRANDE ARTISTA INCOMPRESO 

 

 

 

 

 

Huffington Post - 5 marzo 2021

 

A volte non basta. Non basta avere una bella voce, usarla a regola d’arte, scrivere versi essenziali ma profondi («La solitudine che tu mi hai regalato / Io la coltivo come un fiore»), comporre melodie memorabili. Non basta scrivere con Gianni Rodari canzoni intelligenti che tutti i bambini conoscono. Non basta realizzare un album insieme ai poeti Giuseppe Ungaretti e Vinicius de Moraes (La vita, amico, è l’arte dell’incontro). A Sergio Endrigo tutto questo non è bastato per essere universalmente considerato il grande artista che era, che è. Per molti resta un cugino frivolo dei cantautori (spesso partecipava al festival), per altri lo zio serioso delle ugole sanremesi.
A Sergio Endrigo, nella serata dedicata ai classici, ha reso omaggio Orietta Berti. Accompagnata dal gruppo femminile Le Deva, ha cantato Io che amo solo te: una cover ponderata, rispettosa, garbata. Intonata. Insomma roba del secolo scorso.
Ero curioso di ascoltare il giovanissimo Fulminacci, con la partecipazione del trombettista Roy Paci e del comico Valerio Lundini, interpretare Penso positivo di Jovanotti. Si tratta di un rap divertente e pieno di energia, inciso nel 1994: «Io credo che a questo mondo esista solo una grande chiesa / che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa / passando da Malcom X attraverso Gandhi e San Patrignano / arriva da un prete in periferia che va avanti nonostante il Vaticano». La marmellata postideologica di Jovanotti ebbe uno strepitoso successo, rappresentò il manifesto politico di un’intera generazione nonché del futuro Partito Democratico. Non sorprende che oggi la sinistra annaspi in stato confusionale. Sui celeberrimi versi di Jovanotti quel mattacchione di Lundini ha spiritosamente infierito.
Degni di nota gli omaggi di Max Gazzè (Del mondo) e dei Màneskin (Amandoti) a Giovanni Lindo Ferretti, artista che molto ha dato alla musica leggera italiana, dal punk paranoico dei CCCP - Fedeli alla linea, alle meraviglie adrenaliniche dei C.S.I. La figura di Ferretti sembra lontanissima da Sanremo e dalla stessa cultura italiana: se però consideriamo che nel corso degli anni è passato dall’intransigenza comunista al cattolicesimo ratzingeriano e alla destra sociale, possiamo affermare senza margine di errore che Giovanni Lindo Ferretti è un italiano vero.

 

 

 

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