SERATA COVER DI SANREMO OVVERO PROVINCIALISMO CULTURALE,

PROPOSTE BANALI, INTERPRETAZIONI SCIATTE 

 

 

 

 

 

Huffington Post - 5 febbraio 2022

 

La meravigliosa My Way fa venire in mente i nomi di Frank Sinatra e di Paul Anka, rispettivamente interprete e paroliere, ma non tutti sanno che si tratta di un adattamento della canzone francese Comme d’habitude. A scriverla e interpretarla fu Claude François, un cantautore popolare paragonabile per stile e per gusto a certi nostri attempati cantanti da Sanremo. Come quella canzone sdolcinata e sfacciata, attraversando l’oceano, sia diventata la sofisticata My Way è uno di quei miracoli estetici che nessuno può spiegare: Sinatra la canta con un autocontrollo emotivo che gela il sangue, fino all’esplosione liberatoria del ritornello in cui vita e morte danzano insieme serenamente. Ieri sera a Sanremo il giovane Yuman si è misurato con My Way, ma forse avrebbe fatto meglio a cantare Comme d’habitude: una scelta più originale e più in linea con i suoi mezzi espressivi.

Ieri sera il festival ha scritto una delle pagine più tetre della sua storia recente: provincialismo culturale, proposte banali, interpretazioni sciatte. Con la complicità di Francesca Michielin, Emma ha assassinato la spensieratezza di Baby One More Time di Britney Spears; Tananai è riuscito a rendere angosciante la spiritosa A far l’amore comincia tu di Raffaella Carrà; Highsnob e Hu hanno pensato bene di deturpare Mi sono innamorato di te di Luigi Tenco imbrattandola con inutili strofe rap.

Le uniche cover degne di questo nome mi sono sembrate quella di Iva Zanicchi e quella di Achille Lauro in coppia con Loredana Bertè. Sei bellissima ha superato la prova Achille Lauro: il rapper niente ha potuto contro quella straordinaria canzone. La Bertè è riuscita a imbrigliarlo, costringendolo a cantare in modo davvero toccante.

Iva Zanicchi ha scelto Canzone di Don Backy e Detto Mariano, terza classificata a Sanremo nel 1968 con la doppia interpretazione di Adriano Celentano e di Milva: «Io sogno e nel mio sogno vedo che / Non parlerò d’amore, non ne parlerò mai più». La Zanicchi è in grande spolvero e ci ha regalato un’interpretazione calibrata e potente, che non sfigura accanto alle versioni di quei due giganti. Dopo un periodo musicalmente opaco, a ottantadue anni la Zanicchi ha ritrovato il piacere di cantare e si sente. Ben tornata, Iva!

 

 

 

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