STEFANO D'ORAZIO, MOGOL E IL CET

 

 

 

 

 

Huffington Post - 6 novembre 2021

 

Anni fa, grazie alla SIAE, ebbi il piacere di trascorrere del tempo al CET, la scuola di musica leggera fondata da Mogol. Il Centro Europeo di Toscoloano tra i docenti ha sempre annoverato bravi professionisti della canzone italiana: ricordo Oscar Avogadro, Giancarlo Bigazzi, Oscar Prudente. Le lezioni che trovai più stimolanti furono quelle di Stefano D’Orazio, batterista e paroliere in seconda dei Pooh (il titolare era Valerio Negrini).
Stefano D’Orazio, morto un anno fa, era un vero intellettuale della canzone (dico intellettuale non come un insulto). Aveva una competenza tecnica considerevole. Umanamente era affabile, umile, spiritoso. Alludendo a un famoso pezzo dei Pooh, un allievo gli chiese a bruciapelo: «Stefano, chi fermerà la musica?». E lui, autoironico: «Se non ci siamo riusciti noi con le nostre canzoni, la musica non la fermerà più nessuno».
A lezione Stefano D’Orazio insisteva molto sul valore dell’onestà dell’artista, che ha il dovere di non prendere in giro il proprio pubblico, di non propinargli roba contraffatta. E io per onestà devo ammettere che non sono un ammiratore dei Pooh. Ma Che vuoi che sia, del cui testo Stefano andava giustamente fiero, ha una delicata finezza introspettiva: «Che vuoi che sia / Vederti andare è stato solo un colpo al cuore / E non so ancora, o non so bene / Se tutto questo è parte dello stesso amore». Un sentimento finisce inspiegabilmente, ma il mondo continua a girare.
L’anima del CET, ovviamente, era Mogol. Salutista incallito, ci nutriva con pietanze vegetariane e battute fulminanti. A Mogol, tra i fondatori della Nazionale Italiana Cantanti, devo una delle poche gioie sportive della mia vita: nel campetto del CET, come difensore, disputai una partita nella squadra avversaria di quella del maestro con il compito di marcarlo a uomo. Ero fuori allenamento e lui segnò due goal. A fine partita venne a farmi i complimenti, ma mi resta il sospetto che non fossero sinceri, che lui fosse contento per avere avuto un avversario maldestro. Mogol vuole sempre primeggiare. Da paroliere ci riuscì in anni in cui i suoi colleghi erano molto più bravi di me come calciatore.

 

 

 

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