NOI MODERNISTI - PERCORSI FUTURI FRA TRADIZIONE E INDUSTRIA CULTURALE

 

 

  

 

 

Intervento al convegno "Drammaturgia italiana oggi - Linee e tendenze per il prossimo futuro" - 27 novembre 2012

 

Ridotto - settembre / ottobre 2013

  

I primi diciannove anni della mia vita li ho trascorsi a Mineo, un bellissimo paese siciliano dove il teatro non c'era. Gli spettacoli che si potevano vedere erano quelli amatoriali che allietavano le nostre serate estive. La compagnia locale lavorava mesi e mesi per proporci spettacoli che si esaurivano in una sola replica. Mi deriva da lì una certa idea di teatro come evento al tempo stesso fuggevole e assoluto. 
 

 
La burocrazia non soffoca soltanto l'arte di stato: ci sono festival «alternativi» per i quali bisogna compilare - «pena l'esclusione» - moduli più ottusi della più ottusa circolare ministeriale… La burocrazia trionfa infine sull'arte che sempre le fu agguerrita nemica.
 
 
Dialogo tra un magnate dell'industria culturale e un artista per così dire puro.
Il magnate - Qui ci vuole una bella denuncia!
L'artista - Di cosa?
Il magnate - Di una cosa qualsiasi…
L'artista - Una denuncia così, in generale?
Il magnate - In generale e in particolare.
L'artista - Ma contro chi?
Il magnate - Contro tutti, contro chi le pare…
L'artista - Contro uno a caso?!
Il magnate - Mi stia a sentire: due anni fa uno della nostra squadra ha denunciato il traffico clandestino di biglie di cristallo e abbiamo fatto il botto; l'anno scorso un altro nostro autore ha denunciato il racket dei coltelli da prosciutto ed è stato un affare che non le dico… Per tutti e due, cerchi di capirmi… Quindi quest'anno potrebbe essere la volta sua…
L'artista - Ma io, veramente…
Il magnate - Senta, si rende conto sì o no che al pubblico delle denunce una denuncia nuova di zecca dobbiamo dargliela?!
L'artista - Ma io non ho niente da denunciare…
Il magnate - Ah, lei non ha niente da denunciare, per lei va tutto bene così com'è?
L'artista - No, ma non credo che sia il mio ruolo…
Il magnate - E di chi è 'sto ruolo? Di chi è?! Me lo dica e io la denuncia me la faccio scrivere da lui…
L'artista – Boh, non saprei…
Il magnate - Ma se non la fa lei che è artista, la denuncia di tutto questo schifo chi la deve fare? Il fornaio? Il tagliaboschi?
L'artista - No, io volevo dire…
Il magnate - Certo, per lei va tutto bene: lei fa l'artista! Mica fa il fornaio, mica taglia i boschi…
L'artista - Ma no…
Il magnate - Lei fa l'artista quindi per lei tutto va bene, per lei non c'è niente da denunciare…
L'artista - Lei mi fraintende…
Il magnate - No, no, io l'ho capita troppo bene: io l'ho inquadrata! Lasciamo tutto così, non denunciamo niente… Tanto sono cazzi loro, giusto?
L'artista - Veramente…
 
 
Dice un personaggio del film La regola del gioco di Jean Renoir: «In questo mondo la cosa spaventosa è che ognuno ha le sue ragioni». È la nostra fortuna: c'è sempre un nuovo dramma da scrivere…
 
 
Circolano artisti che ostentano il proprio disincanto estetico, come maghi in pensione contenti di avere appeso al chiodo il cilindro dal quale un tempo riuscivano a estrarre conigli, immacolate colombe, scampoli di utopia… Eppure c'è un secolo da inventare, ci sono strade seducenti e insidiose da imboccare, ampie distese – quelle devastate dai grandi padri modernisti – che tocca a noi bonificare… Proprio a noi: a noi che ci professiamo loro eredi, a noi oggi reazionari in nome della loro rivolta, a noi oggi utopisti in nome del loro nichilismo…

 

 

 

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